Stato dell’arte,
attese e timori
dei professionisti del Bim

Stato dell’arte,
attese e timori
dei professionisti
del Bim

Indagine sulle professionalità, sul contesto di mercato e sulle future criticità del Building information modeling. Un potente processo di crescita culturale e settoriale che tuttavia può presto impantanarsi nelle secche dell’inerzia e della burocrazia.

Promossa dalla software house ACCA Software, l’indagine si è svolta su un campione rappresentativo di professionisti del Bim scelti tra architetti, ingegneri ed esperti operanti nel settore delle infrastrutture e dell’ingegneria civile, mettendo in luce per la prima volta le aspettative e i timori dei professionisti del settore in un momento storico decisivo per il mercato italiano, alle prese con l’obbligatorietà del Building information modeling negli appalti pubblici e con la progressiva comparsa di nuovi e dinamici player nel settore della progettazione.

L’analisi ha fatto emergere molti dei dubbi che si pongono oggi gli operatori riguardo ai problemi legati al Legal Bim e all’effettiva bontà della formazione e alla modellazione di stampo anglosassone che non riesce ancora a cogliere le specificità del contesto nostrano. Si tratta di risposte che forniscono un’indicazione precisa e disincantata delle criticità che impediscono la piena diffusione dell’approccio Bim in Italia.

Il campione di oltre 200 professionisti interpellati ha espresso valutazioni molto interessanti rispetto all’approccio collaborativo introdotto dal Bim, mostrando un certo disincanto rispetto alla reale trasparenza del flusso informativo e alle resistenze create da alcuni attori della filiera che impediscono una reale collaborazione tra le parti, a partire dalle piccole imprese e alle amministrazioni pubbliche.

Ma è nel Legal Bim, cioè sul fronte legale, che le fonti di criticità si fanno più interessanti, mostrando quali siano gli elementi di resistenza nell’adozione diffusa del Bim, come ad esempio le problematiche legate alla proprietà intellettuale e il modo in cui i protocolli Bim devono essere incorporati nei contratti.

Altri interessanti spunti di riflessione provengono dalle risposte relative al fabbisogno formativo dei professionisti interpellati, con una qualità media dell’offerta formativa giudicata scarsa e un’insufficiente capacità di interpretare correttamente le culture progettuali nazionali da parte degli applicativi sviluppati in area anglosassone e tedesca che non colgono le specificità del contesto nostrano e dei suoi sistemi costruttivi. Fornendo così una serie di indicazioni molto precise agli sviluppatori che intendono approcciare con successo il promettente mercato italiano del Bim, oggi in grandissima espansione.

Indagine smart working

La ricerca è scaricabile integralmente.

Indagine sulle professionalità, sul contesto di mercato e sulle future criticità del Building information modeling. Un potente processo di crescita culturale e settoriale che tuttavia può presto impantanarsi nelle secche dell’inerzia e della burocrazia.

Promossa dalla software house ACCA Software, l’indagine si è svolta su un campione rappresentativo di professionisti del Bim scelti tra architetti, ingegneri ed esperti operanti nel settore delle infrastrutture e dell’ingegneria civile, mettendo in luce per la prima volta le aspettative e i timori dei professionisti del settore in un momento storico decisivo per il mercato italiano, alle prese con l’obbligatorietà del Building information modeling negli appalti pubblici e con la progressiva comparsa di nuovi e dinamici player nel settore della progettazione.

L’analisi ha fatto emergere molti dei dubbi che si pongono oggi gli operatori riguardo ai problemi legati al Legal Bim e all’effettiva bontà della formazione e alla modellazione di stampo anglosassone che non riesce ancora a cogliere le specificità del contesto nostrano. Si tratta di risposte che forniscono un’indicazione precisa e disincantata delle criticità che impediscono la piena diffusione dell’approccio Bim in Italia.

Il campione di oltre 200 professionisti interpellati ha espresso valutazioni molto interessanti rispetto all’approccio collaborativo introdotto dal Bim, mostrando un certo disincanto rispetto alla reale trasparenza del flusso informativo e alle resistenze create da alcuni attori della filiera che impediscono una reale collaborazione tra le parti, a partire dalle piccole imprese e alle amministrazioni pubbliche.

Ma è nel Legal Bim, cioè sul fronte legale, che le fonti di criticità si fanno più interessanti, mostrando quali siano gli elementi di resistenza nell’adozione diffusa del Bim, come ad esempio le problematiche legate alla proprietà intellettuale e il modo in cui i protocolli Bim devono essere incorporati nei contratti.

Altri interessanti spunti di riflessione provengono dalle risposte relative al fabbisogno formativo dei professionisti interpellati, con una qualità media dell’offerta formativa giudicata scarsa e un’insufficiente capacità di interpretare correttamente le culture progettuali nazionali da parte degli applicativi sviluppati in area anglosassone e tedesca che non colgono le specificità del contesto nostrano e dei suoi sistemi costruttivi. Fornendo così una serie di indicazioni molto precise agli sviluppatori che intendono approcciare con successo il promettente mercato italiano del Bim, oggi in grandissima espansione.

Indagine smart working

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